martedì 20 aprile 2010

Rumore, come d'acqua che scorre

E' tardi. E' ora di andare a dormire. Lo era già un'ora fa.
Spengo il computer, accendo la luce in corridoio che lì, in mezzo alla casa, fa luce un po' ovunque. Spengo tutte le altre luci, sposto la tenda, la porta non c'è, ed entro in camera da letto. Accendo la piantana alle spalle del letto. Sì alle spalle, il letto non è contro il muro. Luce soft. Indosso la divisa da notte: boxer e t-shirt. Ritorno sui miei passi, spengo l'interruttore della ciabatta del PC e relativi accessori, la roba in standby mi irrita un po'. Qualche secondo per la scarica dei condensatori e anche la tastiera retroilluminata smette di illuminare di lilla il soggiorno.

Il sommesso brusio delle ventole non c'è più, a quest'ora tutto dovrebbe tacere, ma non tace. Un rumore, come d'acqua che scorre. Vicino, ma non capisco da dove arrivi, come l'ambulanza a sirene spiegate, che c'è ma non si vede.
So che non viene dal mio bagno, non ce ne sono perdite, giammai, è il pezzo forte di casa mia, il bagno con i sanitari sospesi, lavabo d'appoggio, termoarredo, impianti allo stato dell'arte: avere un amico idraulico ha i suoi vantaggi! Dicevo, so che non viene dal mio bagno, ma un sopralluogo lo faccio, tanto ci devo andare comunque, la pipì prima di andare a dormire è un must, anche se la prostata non dà ancora problemi, ovviamente.
Come volevasi dimostrare, tutto è in ordine, beh non proprio in ordine, ma dal punto di vista idraulico sì. Il rumore però c'è ancora, sembra arrivare dal piano di sopra.
La vicina del piano di sopra, vedova e anziana, non riesco ad immaginarla sotto la doccia nel pieno della notte. Penso comunque che smetterà e mi metto a letto. Non smette.

Decido di iniziare a leggere un libro: "Inchiesta su Gesù - Chi era l'uomo che ha cambiato il mondo". Io non credo, ma mi informo, il sottotitolo dice il vero. E' sempre più tardi. Domani sarà pesante. Anzi oggi: domani è già arrivato.
Il rumore non cessa. Al mondo ci sono persone che fanno docce eterne, ma questa sarebbe la maratona delle docce! C’è qualcosa di strano. Penso che potrebbe non essere acqua. O forse lo spero, visto che mi vengono i crampi allo stomaco quando vedo qualcuno che, mentre si spazzola i denti per i tre minuti regolamentari prescritti dal manuale dell'associazione dei Medici Dentisti Italiani, lascia aperto il rubinetto, con l'acqua che piomba a tutta potenza nello scarico senza sfiorare alcunché nel suo inutile percorso verso il nulla. Con tutta quell'acqua io mi ci potrei fare una doccia, e in Africa ci farebbero molto di più. In Africa quell'acqua vale molto di più. Ma se non è acqua, allora cos’è? Dovrei affacciarmi sul balcone, forse viene da fuori e non da sopra. Mi infilo una tuta: è aprile, proprio caldo non fa. Vado in soggiorno, tiro su la tapparella ed esco sul balcone.

Non arriva da fuori, ma non sono neanche più certo che arrivi da sopra. Mi guardo intorno. Da balconi e finestre vicine tanto buio, qualche luce degli insonni come me. Torno a letto, anzi no, alcuni pensieri mi penetrano nella testa, frutto delle troppe fiction e serie televisive a sfondo criminale. Ho messo la casa in vendita, non sarebbe una grande pubblicità un via vai di carabinieri nel palazzo, sigilli e servizio di cronaca nera di Studio Aperto. O forse un po' di pubblicità arriverebbe? Non posso far finta che quel rumore non ci sia, devo capirne almeno la fonte, e poi che farò? Una cosa alla volta.
Anche senza lavorare troppo con la fantasia, l'allagamento del mio appartamento a causa di una perdita dal piano di sopra non sarebbe certamente una buona pubblicità, tutt'altro.
Visto che son già vestito decido di provare ad origliare per le scale. Apro la porta, sul pianerottolo il rumore è più forte. Lascio la porta socchiusa, e se si chiude? Torno indietro, prendo chiavi e cellulare: le prime per evitare di dover chiedere ai miei di mettersi in macchina per farmi portare le chiavi di riserva, a quell'ora, il secondo perché... altrimenti come li chiamo?

Salgo qualche gradino, con circospezione. Se mi vedesse qualcuno probabilmente penserebbe male, lo farei anche io. Continuo a salire. No, non arriva da sopra. L'immagine della signora stramazzata nella vasca dopo essere scivolata svanisce.
E allora scendo, sempre con circospezione, ripasso davanti alla mia porta socchiusa, mi viene l'istinto di chiuderla, ma non la chiudo, non sia mai che io debba rientrare alla svelta. Il rumore è sempre più forte. Un altro gradino, e un altro ancora. Orecchie tese. Nervi tesi. Sono quasi al piano di sotto. E il rumore, come d'acqua che scorre... non c’è più.

Minchia, era una doccia!

L'acqua pesa meno dell'oro ma vale molto di più, e lo scopriremo presto.

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